Punch ManTua, la storia che viene prima della recensione

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Punch ManTua, la storia che viene prima della recensione.

«E subito riprende/ il viaggio/ come/ dopo il naufragio/ un superstite/ lupo di mare.»
(“Allegria di naufragi”, Giuseppe Ungaretti)

Di questi tempi, più o meno un anno fa, stavamo per scoprire la nuova Edizione Regionale italiana 2018, il Punch ManTua.
Me lo ricordo bene: di ritorno dal Festival Habanos, come molti altri appassionati, avrei dovuto recarmi a Iseo per il lancio ufficiale, ma l’evento fu uno dei primi a cadere sotto la scure del Covid. Il sigaro fortunatamente è poi arrivato lo stesso e ce lo siamo dovuti meritare ancor di più, in un certo senso, viste le difficoltà per reperirlo e “condividerlo”, tra lock down e collegamenti Zoom.
Ne è valsa la pena? Ve lo dico subito: penso proprio di sì.
Del resto, il rapporto tra l’Italia e le Edizioni Regionali (E.R.) è sempre stato di assoluto rilievo e di questo dobbiamo senz’altro dare merito a Diadema, il nostro distributore locale.
Le E.R. infatti appaiono per la prima volta nel 2005 ed i paesi interessati sono solamente due, l’Italia e la Svizzera, che si dividono i due brand Ramon Allones e Punch addirittura con due vitolas a testa. Il nostro paese nel tempo ha ricevuto Edizioni Regionali ad oggi molto ricercate dai collezionisti, risultando persino artefice e teatro di una resurrezione: quella del brand La Escepcion, discontinuato negli anni ’80 ma riproposto nella E.R Italia del 2011 grazie al Selectos Finos.
Non è questa però la sede per dilungarsi sulle Edizioni Regionali; ai nostri fini basti evidenziare che, iniziando il loro processo produttivo su richiesta del distributore locale, seguendone lo sviluppo sia possibile comprendere meglio molte delle tendenze dei vari mercati di riferimento e quindi anche di quello italiano; un mercato, il nostro, in cui comincia ormai a consolidarsi uno specifico gusto, più attento alle nicchie, alla storia ed alle raffinatezze che magari scaturiscono dai calibri più fini: qualcosa, in definitiva, in linea con quella propensione al dettaglio che ci viene spesso riconosciuta come un tratto distintivo di “italianità”. Tutto questo, da un lato ha spinto Diadema ad alternare edizioni un po’ più commerciali ad altre decisamente più sorprendenti; dall’altro lato invece ha spinto probabilmente Habanos S.A. a “trattarci bene” poiché, forse non tutti sanno, il distributore locale può scegliere la Marca e la vitola, ma ha voce molto più limitata, spesso nulla, sulla liga e qui appunto essere una clientela di buona reputazione può aiutare.
Con il Punch ManTua siamo certamente di fronte a una edizione ricercata e non banale e che a conti fatti si è rivelata anche un bel successo commerciale, a dimostrazione che, almeno sui numeri certo non enormi delle E.R. (2.500 box numerati in questo caso), quando la qualità c’è il mercato italiano risponde.
La vitola, Laguito n.2 (38X152) non è infatti delle più usuali o modaiole: attualmente in produzione regolare ci sono solo quelle celeberrime di Cohiba e Montecristo e che io ricordi non si introducono calibri così fini nel vitolario standard dai tempi dell’Open Junior e del Julieta, ovvero da più di dieci anni; la stessa Diadema non presentava un calibro simile nelle sue E.R. dal 2011 con i Selectos Finos. L’anilla Punch del ManTua inoltre è frutto di una approfondita ricerca storica e, soprattutto, un aspetto lodevole e coraggioso di questa edizione, è senza dubbio l’ormai raro confezionamento in Cabinet da 50, la famosa “media rueda” (“mezza ruota” della vita, che quindi per i cubani è ottimisticamente di 100 anni…) che fa bene intendere le aspettative sul potenziale di invecchiamento del prodotto.
Un sigaro quindi che nel tempo vuole durare, ed il cui nome denso di significati affonda le proprie radici in un tempo lontano.
Mantua era infatti il nome di un brigantino, forse proprio mantovano, forse genovese, partito agli inizi del XVII secolo dal porto di Genova.
Narra la leggenda che la nave naufragò al largo della costa occidentale di Cuba e che furono proprio i superstiti a fondare nell’entroterra l’odierna cittadina
di Mantua, appunto, sull’orlo di quella che è oggi la “semivuelta” nella provincia di Pinar del Rio, zona tabacalera per eccellenza.
Ma la storia e la leggenda continuano a intrecciarsi, rafforzando i legami tra il nostro paese ed il mondo del tabacco.
Durante il naufragio infatti i marinai riuscirono a sbarcare da bordo la statua lignea della “Madonna delle nevi”, cui avevano attribuito la loro salvezza nella tempesta e che divenne quindi la patrona del neonato insediamento. La leggenda della “Madonna delle nevi” parte da molto più lontano ed inizia in un assolato agosto romano del IV secolo, apparendo in sogno ad un ricco patrizio romano ed alla sua consorte alla ricerca di una buona causa cui lasciare la propria eredità. L’ordine fu quello di costruire una chiesa sul monte Esquilino, là dove il giorno seguente, il 5 agosto che da allora sarà il giorno a lei dedicato, avessero trovato la neve. Nonostante l’incredulità generale data la latitudine e il periodo, la neve la trovarono davvero e così nacque l’edificio antesignano di quella che è oggi Santa Maria Maggiore.
E quali sono i legami col tabacco? Per questo bisogna aspettare altri sedici secoli e tornare ovviamente proprio nella Mantua Cubana, in un anno (il 1947) in cui la recessione economica rischiava seriamente di compromettere la vendita del tabacco della cittadina riducendola alla fame. La tragedia fu scongiurata appunto rivolgendosi alla Vergine che, per non lasciare dubbi, risolse la questione addirittura…entro il suo mese, agosto (quindi in pratica venderono tutto a scatola chiusa).
Da questo miracolo, curiosamente ancora fuori stagione e prosaicamente legato nuovamente un po’ al denaro, partì l’iter per fare della Vergine delle Nevi, nata sull’Esquilino e sbarcata ai caraibi da misteriosi “mantuani”, l’inaspettata Patrona del Tabaco Cubano.
Facendo quindi i complimenti a Diadema per la ricercatezza del nome di questo sigaro per i suoi legami con l’Italia, e non volendo sapere se anch’essi nell’ideazione del prodotto siano rimasti nel solco della tradizione esprimendo qualche richiesta economica alla Vergine, possiamo chiederci almeno se questo tabaco “mantuano” la Patrona lo abbia preso effettivamente sotto la sua protezione.
Come dice il titolo, non era mia intenzione scrivere una recensione del sigaro: ne potete trovare molte, una anche sul nostro canale youtube, ma tutto sommato forse è ancora un po’ presto per farne. Se però la storia del ManTua vi ha incuriosito, due parole credo di potervele comunque dire.
Raramente fumo “fresco”, praticamente solo a Cuba. Tendo a dare fuoco a sigari che abbiano almeno un paio di anni di assestamento alle spalle ma, ogni tanto e soprattutto per le novità, derogo serenamente a questo precetto. Quello del ManTua è stato proprio il caso, anche se ad onor del vero il primo esemplare fumato aveva già un cuno risalente a quasi un anno prima (vantaggi dei ritardi distributivi…).
La prima cosa a stupirmi di questo sigaro è stato il suo essere molto più pronto di quanto mi sarei potuto attendere, con sensazioni di rotondità al palato ed una bella pienezza di fumo dagli aromi di legni e spezie da cui, solo saltuariamente, emergeva qualche elemento di spigolosità, ma sarebbe stato più preoccupante forse se non fosse avvenuto. Il secondo aspetto a colpirmi è stata invece la sua forza, superiore a quella media abituale del brand Punch.
In definitiva, un prodotto di bell’aspetto, un formato nobile e teoricamente per esperti, ma dal tiraggio e combustione impeccabile, cosa non sempre scontata.
Questi elementi, con il già citato condizionamento in Cabinet da 50, sono già un bel indizio di un prodotto creato per durare e che vorrà certamente farsi riservare per qualche occasione speciale in cui magari lo offriremo (dal vivo) ad un amico rendendogli omaggio raccontando la sua affascinante storia.
P.S. si dice MànTua, con l’accento sulla “à” e se volete sapere il perché di quella “T” maiuscola che forse vi trae in inganno nella sua pronuncia…non lo sa nessuno, almeno di quelli con cui ho parlato io, ma ogni notizia è ovviamente sempre gradita.

by Giulio Amaturo

 

Uno Speciale ringranziamento a Giulio Amaturo

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